Montenegro, Albania, Greece, Turkey
Dopo aver attraversato la Croazia, il 19 Giugno in moto arriviamo in Montenegro.
Dopo aver attraversato la Croazia, il 19 Giugno in moto arriviamo in Montenegro, un Paese che pullula di bikers. Facciamo tutto il giro della baia delle Bocche di Cattaro e passiamo la notte a Lastva. Al risveglio ci dirigiamo nell’entroterra montenegrino: attraverso paesaggi stupendi raggiungiamo Žabljak, dove ci aspetta lo stupendo Parco Nazionale Durmitor con il Lago Nero. Dormiamo in ostello.
La mattina dopo, sul promontorio, ammiriamo il canyon Tara seduti sull’orlo del burrone e ci inerpichiamo su ripide stradine, in una natura mozzafiato.
Dopo aver attraversato la Croazia, il 19 Giugno in moto arriviamo in Montenegro, un Paese che pullula di bikers. Facciamo tutto il giro della baia delle Bocche di Cattaro e passiamo la notte a Lastva. Al risveglio ci dirigiamo nell’entroterra montenegrino: attraverso paesaggi stupendi raggiungiamo Žabljak, dove ci aspetta lo stupendo Parco Nazionale Durmitor con il Lago Nero. Dormiamo in ostello.
La mattina dopo, sul promontorio, ammiriamo il canyon Tara seduti sull’orlo del burrone e ci inerpichiamo su ripide stradine, in una natura mozzafiato.
Altro giorno, altra avventura: caricate le moto partiamo diretti a Plav. Dopo spettacolari praterie troviamo strade tortuose e piene di buche, e a una delle Kawasaki si allenta la serie sterzo. Attrezzi alla mano, in un quarto d’ora risolviamo e riprendiamo il viaggio. Ci fermiamo in un paesino, dove un montenegrino si avvicina e si esalta come un bambino quando gli faccio fare una sgasata sulla mia moto. Che tipo! Finalmente giungiamo a Plav, un bel paese lacustre dove mangiamo bene. Passeggiata d’obbligo, con sosta sul pontile e chiacchierata col gestore del camping Lake Views che parla pure italiano. Ci parcheggiamo qui, e passa un’altra notte.
Sveglia alle 8, l’Albania ci aspetta! Già al confine comincia la strada che attraverso montagne rocciose, verdi vallate e fiumi azzurri ci porta a Shkodër, la culla della cultura albanese, caotica e affascinante, dove facciamo l’assicurazione moto di 15 giorni per solo 12 € e il pieno, anche di kebab. Una strada piena di buche e di capre, pecore, cavalli, asini, mucche, maiali e altri animali ci porta al Lago di Kuman. Ceniamo nel ristorante di un campeggio costruito sotto un ponte, in compagnia di camperisti italiani e una coppia slovena su Africa Twin.
Il giorno dopo attraversiamo il lungo e ramificato lago, e indovinate chi supera il nostro traghetto? Un autobus saldato su uno scafo! In 3 ore sbarchiamo a Fierzë e ci aggreghiamo a 2 polacchi, con cui proseguiamo a nord fino a Valbona, nelle Alpi Albanesi, costeggiando un magnifico torrente. Poi cominciamo la discesa verso la pianura, schivando anche una tartaruga in mezzo alla strada, e a Kukes ci fermiamo a dormire.
La mattina iniziamo il viaggio per Tirana: affrontiamo una sterrata di 50 km, io in piedi e col gas a martello, Luca con stile soft. Si allenta di nuovo la serie sterzo, ma spunta fuori un vecchietto che ci presta la chiave del 27 per avvitare il controdado, mitico! Passiamo una strada militare semiabbandonata a strapiombo sulla valle, e di sera siamo a Tirana: qui ci aspetta mezzo chilo di porcellino con patatine, e una digestione monumentale girando in Piazza Scanderbeg.
Dopo la notte in ostello, giornata di relax: doccia, pranzo in forneria a 130 Lek, taglio dal barbiere e visita alla piramide di Enver Hoxha che sembra un’astronave uscita da Star Wars. Ci saliamo in cima e lassù brindiamo con due americani e una birra. Altra notte nel Tirana Backpacker Hostel.
Risveglio a 40°C e via, sulla superstrada per Durazzo. A Vlorë le moto passano all’autolavaggio, noi ci godiamo la spiaggia fino al tramonto e poi la cena in centro vicino alla moschea.
Il mattino dopo partiamo verso Saranda, al confine con la Grecia. Superiamo un alto passo con viste mozzafiato e ridiscendiamo verso la costa. Uscendo da una curva, cado: colpa dell’asfalto liscio come il marmo! L’unico danno è un tris di buchi sulla bisaccia sinistra, per cui ci rimettiamo in moto e raggiungiamo Ksamil, località famosa per il mare cristallino. Dopo una notte in tenda raggiungiamo il confine.
Entrati in Grecia parcheggiamo in una spiaggetta per mettere un byrek (torta salata) sotto i denti e bere del dhallë (latticello), poi imbocchiamo l’autostrada e in un attimo vediamo spuntare all’orizzonte le imponenti falesie di Meteora. Dopo un giro nella vicina cittadina di Kalampaka, a Meteora seguiamo la strada ad anello che porta a tutti i monasteri e vediamo il tramonto da un punto panoramico: semplicemente magico!
Il giorno seguente visitiamo 2 monasteri e salviamo la terza tartaruga in mezzo alla strada, poi alle 15 tiriamo in autostrada per 500 km fino alla città portuale di Alexandroupoli, dove ci fermiamo a mangiare una pizza e un ragazzo ci riconosce: “Ma voi siete quelli che stanno andando in Giappone”? Pazzesco! La sera parcheggiamo le moto sotto a una telecamera di sorveglianza, piazziamo la tenda in un prato all’inglese vicino alla spiaggia, e buonanotte.
Ripartiamo alle 11 e a mezzogiorno siamo al confine con la Turchia.
Entrati in Turchia cominciamo a macinare km su km di strade in mezzo alla campagna, sostando solo per fare benzina. Dopo un paio d’ore cominciamo a vedere decine e decine di palazzoni bianchi, e ci immettiamo nel folle traffico della tangenziale di Istanbul: in questi giorni si celebra la ricorrenza religiosa del Șeker Bayramı o festa delle caramelle, e tutti si muovono per andare al mare. Arrivati in centro saliamo su Piazza Taksim e giungiamo all’ostello, poi facciamo un giro nella città vecchia: polizia ovunque, mezzi blindati e tensione palpalbile, ma riusciamo ad ammirare la bellissima Moschea Blu!
Il giorno dopo facciamo tappa nella termale Bolu per pranzare, ma quando ripartiamo la circolazione autostradale si blocca di nuovo. Usciamo a Gerede, e qui compriamo i dolcetti della festa da un simpatico pasticcere che ci mostra su Google un percorso alternativo: lo seguiamo lungo la costa fino a Sinop, dove troviamo da dormire dopo ben 9 ore di viaggio.
La mattina ci godiamo il lungomare di questa accogliente cittadina sul Mar Nero, poi affrontiamo 200 km di stradine dall’asfalto insidioso tra campagne e montagne fino all’istmo di Sinop, patria di Diogene. Centro intasato, camping pieni. Per dormire ci accontentiamo della veranda di una pensione, 2 materassini, una coperta e un concerto di gabbiani e di cani. Almeno ci ricorderemo del boss di Sinop, un dodicenne che scorrazzava per la città su un motorino super ribassato con le forcelle sfilate all’inverosimile e 2 clacson giganti: scattata qualche foto al suo mezzo, lui subito ci ha aggiunto alla sua pagina Facebook.
La mattina seguente continuiamo ad est, verso Ordu, su una strada nuova e deserta che ci consente di slegare a 120 km/h. Dopo un centinaio di km facciamo il pieno, svuotiamo una vaschetta di gelato, io sistemo una freccia e Luca stringe le viti delle piastre che stava rischiando di perdere. Viaggiamo tutta la mattina, e alle 2 di pomeriggio sostiamo in un paese dove conosciamo un signore distinto e gentilissimo che ci offre un tè al bar, cose buone in pasticceria e una scorpacciata a casa sua: omelette, formaggio, orzo, melone, uva, baclava fatta in casa dalla moglie, cioccolatini, caffè… non dimenticheremo mai lui e la sua famiglia.
Quando ripartiamo notiamo che il mare è marrone, come il fiume impetuoso che costeggia la superstrada. Arrivati a Ordu troviamo un campeggio e ci godiamo i lampi che illuminano il cielo e il mare, bellissimo! Durante la notte la pioggia arriva anche qui, stacchiamo per sicurezza tutti i dispositivi dalla corrente e cerchiamo di riaddormentarci… nonostante i tuoni. Quando suona la sveglia ci tocca aspettare che la pioggia finisca, poi saliamo in sella e guidiamo fino a Trebisonda col suo grande porto, dove traffico e semafori rossi a non finire ci fanno letteralmente impazzire! Ma non è finita. Dobbiamo affrontare un altro mega acquazzone in moto, fino al paesino dove passiamo la notte. Speriamo che il tempo migliori: domani ci aspetta la Georgia!