Costa D’avorio
L’Africa mi sta sfidando con tutte le sue forze
Da Nzérékoré sono entrato in Costa D’Avorio, dopo aver ottenuto il Laissez passer al costo di 150 euro. Qui ho passato la notte a Man, per riuscire a prelevare contanti al bancomat (cosa sempre complicata qui in Africa).
Uscito dalla città sono stato fermato per ben 5 o 6 volte dalla polizia, poi ho deciso di percorrere una strada di 300 km, che attraversa il Parco Nazionale di Tai. L’itinerario è come una una pista ed in alcuni punti ci sono grosse difficoltà tecniche dovute ai danni creati dal fango.
Una volta giunto nella città di Tai ho trovato rifugio nella missione Cattolica della Congregazione Maria Consolatrice che è stata fondata da suore Italiane negli anni 70. Attualmente le suore italiane sono diventate anziane e non sono più presenti, la missione è ora gestita da tre suore Africane che parlano bene l’italiano e che si occupano di 23 ragazze che studiano e vivono qui.
L’Africa mi sta sfidando con tutte le sue forze qui in Costa D’Avorio, e l’indomani mi aspettano 200 km durissimi.
Dopo aver salutato le sorelle della missione cattolica di Tai, ho continuato il viaggio verso sud sulla bruttissima pista che costeggia il parco nazionale di Tai. La strada, come previsto, era piena di fango e pozze d’acqua profonde anche un metro e mezzo.
Ho superato pendii infangati perdendo più volte il controllo della moto e sono caduto per tre volte.
Stremato, dopo 60 km di inferno, ho avuto la fortuna di trovare un’altra missione a Niébé e, poco dopo essere entrato nella mia stanza, ha iniziato una pioggia violenta durata per ore.
Prima di uscire da questa strada terribile mancano ancora molti chilometri, quindi il mattino successivo sono partito molto presto da Niebe, per affrontare altri 130 km di fango che, avendo piovuto tutta la notte, era in condizione ancora peggiori.
Per riuscire ad uscire da quell’inferno ho messo tutta la concentrazione che avevo, ma nonostante l’impegno sono caduto due volte perché le pendenze erano troppo estreme e il peso della moto carica era troppo.
Fortunatamente un passo alla volta ho raggiunto Grand-Béréby, dove ho incontrato Antonino che ha un albergo da sogno (la Flotte) proprio sull‘oceano Atlantico.
Antonino è un viaggiatore overlander 4×4 ma ha viaggiato tanto anche in moto. Molti anni fa ha comprato una Africa Twin per raggiungere Capo Nord, e dopo quell’avventura ha viaggiato anche in Africa, dove lavora ormai da anni. Conoscere persone così per me è un arricchimento, perché portano ispirazione nel realizzare i propri sogni e far diventare la passione un lavoro.
A Grand-Béréby mi sono svegliato avvolto dal suono dell’oceano e alle 6:30 mi ero già tuffato nell’acqua calda dell’Atlantico. Ho poi visitato una palude dove c’erano delle simpatiche scimmie, oltre ad altri animali come gli elefanti che si spostano dal parco nazionale di Tai.
Lasciata Gran Bereby ho proseguito in direzione Abidjan, la strada è stata durissima con km e km di ghiaia profonda e polvere, oltre a sensi unici con camion enormi che alzavano polvere e fumo nero.
Alla sera ho attraversato Abidjan correndo dei grossi rischi per il folle traffico, le buche e le improvvise e violente burrasche d’acqua. Dopo la notte in questa città mi appresterò ad entrare in Ghana.