Il grande Nord
Per la prima volta dopo 15 anni di viaggi in moto che hanno portato le ns. ruote a toccare quasi tutti gli angoli d’Europa, decidiamo di fare il grande salto in un nuovo continente. Siamo sempre stati appassionati del grande nord. I viaggi in Scandinavia ed Islanda e le due puntate in Scozia avevano rafforzato in noi la convinzione che fossero quelli i paesaggi che avremmo voluto continuare ad attraversare. E volendo rimanere, per ora, nell’emisfero nord, la scelta di Canada e Alaska è venuta quasi da sé.
Primo scoglio da superare nell’organizzazione di un viaggio a tale distanza è stato sicuramente quello della gestione del mezzo. La scelta tra la spedizione della moto ed il noleggio in loco ha richiesto parecchio tempo per essere gestita. Nonostante avessimo trovato un’ottima alternativa per la prima opzione, la scelta è alla fine ricaduta sul noleggio. La ns. intenzione di viaggiare sempre e solo con le ns. motorette (GSisti dagli albori), è stata quindi abbandonata a favore del noleggio in loco, decisamente più gestibile e sicuro. E non abbiamo dubbi sulla scelta di una BMW R1250 GS per avere la sensazione di guidare comunque la ns. moto e per l’affidabilità da sempre dimostrata.
Non ci restava quindi che prenotare i voli per Vancouver, richiedere i permessi ETA ed ESTA per Canada e USA e definire l’itinerario. Relativamente a quest’ultimo la mia propensione al cercare di vedere il più possibile indipendentemente dai km che questo comporta, ha vinto ancora una volta sull’approccio più di dettaglio di Armanda. Abbiamo quindi pianificato un itinerario che ci consentisse di vedere (o semplicemente attraversare) il più possibile dei due paesi. Quello che segue è un breve resoconto della ns. avventura.
Vancouver e Rocky Mountains
Partenza da Vancouver alla volta delle Rocky Mountains e dei loro famosi parchi che raggiungiamo dopo un paio di tappe puramente di sosta. Scelta delle stesse quasi obbligata per via della scarsità di arterie principali e delle immani distanze da coprire per arrivare alle prime destinazioni di interesse. Viaggiando lungo la Trans-Canada 1 in direzione est, attraversiamo i parchi nazionali Glacier Yoho ed entrati in Alberta, raggiungiamo il meraviglioso Lake Louise.
Ci rendiamo subito conto che i parchi meriterebbero una visita più approfondita rispetto al semplice attraversamento lungo la strada principale ma tant’è: spesso le attrazioni maggiori richiedono lunghi tratti a piedi non compatibili con il ns. abbigliamento e soprattutto con i tempi del ns. viaggio.
Lake Louise rappresenta un’eccezione grazie alla possibilità di parcheggio per le moto a poche centinaia di metri dalla sponda.
Km dopo km entriamo nel cuore del ns. itinerario. Da Banff, cittadina super turistica che rappresenta il punto di partenza dell’attraversamento delle mitiche Rocky Mountains canadesi. Avevamo letto e riletto della famosa Icefileds Parkway (nr. 93) ma non ci aspettavamo lo spettacolo offerto fina dalle prime curve. E non è solo una questione di panorami. Poco dopo il casello di ingresso (è stata l’unica strada a pagamento percorsa nei 21 giorni), veniamo attirati da un paio di macchine ferme sul bordo della strada ad ammirare qualcosa all’interno della fitta boscaglia. Ci avviciniamo ed avvistiamo anche noi il primo dei tanti animali selvatici che incontreremo nei giorni successivi: un meraviglioso orso bruno intento a fare incetta di arbusti.
Dawson Creek
Il prosieguo della giornata porta con sé l’unico vero e proprio inconveniente del viaggio. Settimane prima della partenza dell’Italia avevamo per caso scoperto della presenza di vastissimi incendi nella zona della cittadina di Jasper e del relativo parco. Google Maps continuava a non sviluppare alcun itinerario diretto tra Banff e Jasper stessa, punto di arrivo della strada 93.
Dopo una sosta presso lo stupendo Bow Lake, prendiamo la strada 11 in direzione Nordegg con l’obietto di raggiungere Hinton, tappa prevista per la sosta notturna. Il collegamento più rapido tra queste tra queste due città è assicurato da un’altra ben nota strada: la Forestry Trunk Road nr. 40, sterrata per buona parte del percorso di ns. interesse. Le informazioni raccolte sul posto non ci convincono del tutto: si parla di condizioni non buone e soprattutto di una possibile interruzione per incendi a circa metà strada.
Optiamo quindi per la sicurezza che si traduce però in un detour che porterà il bilancio della giornata a quasi 700 km percorsi! Nei giorni successivi si comincia a fare sul serio. Raggiunta Dawson Creek, partenza della mitica Alaska Highway nr. 97, proseguiamo il ns. viaggio in direzione Nord rientrando nella Columbia Britannica e facendo il ns. ingresso nello sconfinato Jukon. Le tappe vengono definite sulla base delle dimensioni delle cittadine presso le quali fermarsi per la notte e di conseguenza, sulla base delle disponibilità di strutture ricettive e di ristoranti. Pernottiamo a Fort Nelson dove sempre sulla strada 97 abbiamo la fortuna di incontrare un paio di mandrie di enormi bisonti. Segue Watson Lake con il suo bosco di targhe e segnali stradali ed infine Whitehorse. La capitale dello Yukon ci accoglie dopo ore di pioggia intensa che ci fanno addirittura apprezzare la scarsa qualità del motel in cui pernottiamo.
Il grande nord si sta avvicinando
Il grande nord si sta avvicinando sempre più. Da Whitehorse puntiamo il becco del GS in direzione Dawson City di cui abbiamo letto e riletto della sua storia ai tempi della corsa all’oro. Qualche decina di km prima della città, troviamo una junction tra due strade da brivido: la Klondike Higway su cui stiamo viaggiando e la mitica Dempster Highway che abbiamo fin dall’inizio escluso dal ns. itinerario. Troppo lungo arrivare e tornare da Eagle Plains e sicuramente troppo demanding per l’infinita pazienza di Armanda.
Punto di incontro tra i fiumi Yukon e Klondike, eleggiamo immediatamente Dawson City come una delle più caratteristiche cittadine incontrate nella prima parte del viaggio. Non potremmo essere più felici di così: dormiamo in una bellissima struttura storica con ristorante annesso e soprattutto pensiamo intensamente a cosa ci attende il giorno dopo: la Top of the World Highway e l’ingresso in Alaska!
Sole meraviglioso e visibilità perfetta ci accompagnano in tutto il percorso, dal veloce attraversamento del fiume Yukon a tutti i meravigliosi km di questa strada sterrata che passato il confine degli Stati Uniti, cambia nome in Taylor Highway.
La sosta a Chicken, caratteristico villaggio di minatori con locali e negozietti, rappresenta un altro degli highlights della giornata. L’ultimo tratto della tappa ci regala l’ennesima emozione della giornata: una coppia di alci enormi a bordo strada completano un’esperienza veramente indimenticabile.
Siamo nel centro dell’Alaska e corriamo tra montagne e panorami meravigliosi verso il Denali Park. Con il sempre famoso senno del poi, avrebbe avuto sicuramente senso un’esplorazione più dettagliata, attività che avrebbe richiesto una sosta più lunga e l’utilizzo dei mezzi di trasporto locali.
Ancor più considerando che la tappa successiva, la capitale Anchorage, non ci ha trasmesso. particolari emozioni portandoci ad annullare la seconda notte inizialmente prevista. Troppo lontani e con troppa strada ancora da fare per pensare ad un ritorno a nord… sarà per la prossima volta!
Il viaggio di ritorno
La partenza da Anchorage segna virtualmente l’inizio del viaggio di ritorno. L’itinerario previsto incontra quello di andata a Tok per proseguire in direzione del confine canadese che incontriamo e superiamo a Beaver Creek.
Avanti in direzione sud per una seconda sosta a Whitehorse che consente questa volta un passaggio a Carcross per ammirare il suo ponte ed i suoi bellissimi edifici dal sapore antico. Da Whitehorse a Watson Lake ripercorriamo lo stesso tratto di Alaska Highway che abbandoniamo per entrare in quella che consideriamo la penultima delle mitiche strade canadesi che abbiamo avuto la fortuna di percorrere: la Stewart-Cassiar Highway nr. 37.
La percorriamo fino al suo congiungimento con la Alberta Highway nr. 16 che ci riporta in British Columbia.
L’avvicinamento a Vancouver avviene percorrendo quella che sarà purtroppo l’ultima delle grandi e famose strade di questo immenso paese. La Highway 99 ci guida fino alla fine del ns. viaggio passando per la cittadina olimpica di Whistler ed assumendo nel suo ultimo tratto, il nome di Sea-to-Sky Highway.
Siamo di nuovo a Vancouver dove pernottiamo nel piccolo borgo di Steveston sull’oceano per rendere meno amara l’ultima sera di un viaggio incredibile. Ci concediamo una cena di pesce anche per rifarci di venti giorni di uova, hamburger e patatine, forse l’unico ricordo negativo tra i mille positivi che porteremo con noi. Dedichiamo il giorno della partenza ai bagagli ed alla restituzione del ns. fido destriero che, come ampiamente immaginato, ci ha condotto per tutti e 9.300 km con la meravigliosa elasticità ed il suo possente suono.
Quando abbiamo iniziato ad immaginare questo viaggio, abbiamo cercato ispirazione ed informazioni su più fronti. Abbiamo esaminato le esperienze di diversi motoviaggiatori, contattandoli direttamente o leggendo delle loro avventure sui libri che hanno pubblicato (grazie Francesco, grazie Ciocio!). Nella speranza di poter essere anche noi utili ad altri viaggiatori che decideranno di percorrere le stesse strade, chiudiamo questo breve racconto di viaggio con qualche osservazione e perché no, qualche consiglio.
Si tratta di un viaggio nel senso più profondo del termine. Le distanze sono importanti ed a meno che non si riesca a gestirlo in tempi più dilatati, le percorrenze giornaliere vanno accuratamente programmate. Il lavoro viene agevolato dal fatto che man mano che si sale di latitudine, le attrazioni degne di una sosta dedicata diminuiscono radicalmente. La vera e forse unica attrazione è rappresentata da quello che i panorami e le strade che si percorrono offrono chilometro dopo chilometro. Foreste infinite, montagne a perdita d’occhio, laghi e fiumi dai colori in alcuni casi impossibili. Tutto questo in una varietà di strade tale da renderlo la meta perfetta per un viaggio in moto, nonostante la lunghezza delle tappe ed il clima a volte inclemente.
Per vedere o quantomeno attraversare tutto quello che l’immenso territorio di Canada e Alaska sono in grado di offrire, sarebbe necessario un tempo decisamente più lungo di quello che abbiamo avuto a disposizione. Abbiamo attraversato parchi stupendi che avrebbero meritato, da soli, qualche giorno da dedicare alla relativa esplorazione. Come detto ad inizio resoconto, inoltre, non abbiamo affrontato alcune strade veramente selvagge a cause dei tempi richiesti per percorrerle anche solo parzialmente.
Questi sono però i tempi che il nostro lavoro ci consente e cerchiamo di utilizzarli al meglio per esplorare, su due ruote, quanto più possibile di questo immenso mondo. E come detto questo viaggio ha rappresentato la nostra prima sfida al di fuori dell’Europa. Siamo quindi pronti a sognare le prossime destinazioni ed avendo ancora così tanto da esplorare, diventa difficile anche solo immaginarle. Ma anche questo fa parte della meravigliosa esperienza dei viaggi in moto.