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Tappa 9

Bartang Valley

Una valle sperduta

Great Venture
Great Venture

Una valle sperduta, che si estende per 300-400 km e raggiunge fino a 4000 m di altitudine, dove il telefono non prende, non ci sono strade o traffico, praticamente disabitata, dal clima imprevedibile, con frane e allagamenti improvvisi.
La valle di Bartang è considerata da alcuni come notoriamente piena di pericoli, per altri invece è una sorta di parco giochi!

Queste sono le caratteristiche principali della valle di Bartang. Se non ne avete mai sentito parlare, è un po’ come la Pamir Highway ma all’ennesima potenza! Senza dubbio il Tagikistan può vantare strade spettacolari, ed è proprio su una di queste che il nostro amico ha rischiato davvero grosso.

Citazione dell’anno: “Se il mio cuore smette di battere, colpitemi con forza sul petto, mi è già successo”, Frederick – 73 anni, valle di Bartang.

Mi hanno detto che dovevo essere pronto a tutto: frane, attraversamento di fiumi, strade allagate, mal di montagna, zanzare e scenari mozzafiato… Quindi ho raggiunto l’ultima città, ho riempito di benzina alcune bottiglie vuote e acquistato il cibo per 5 giorni, tra cui il mio ultimo gelato. Che l’avventura abbia inizio!

Giorno 1

Tutto liscio finora, nessuna strada bloccata o attraversamento di fiumi, solo viste mozzafiato e percorsi spettacolari. Ho superato una zona appena ripulita da una frana dove quattro ragazzi che avevo già incontrato a Dushanbe erano rimasti bloccati per quattro giorni poiché liberare la strada era stato abbastanza impegnativo. Per fortuna sono arrivato al momento giusto!

Dopo un po’ di chilometri mi sono imbattuto in una strada DAVVERO allagata. La prima parte era gestibile anche se profonda (circa 70 cm). La seconda parte invece era una vera sfida, direi perfino spaventosa, perché la corrente era molto forte e imprevedibile. Anche la gente del posto non osava attraversarla nonostante la trazione integrale. Tuttavia, trattandosi del primo giorno, mi sentivo molto determinato e, con l’aiuto di alcuni abitanti locali, ho deciso di provare. Per prima cosa, abbiamo trasportato i bagagli attraverso l’acqua grigia e impetuosa, con i sassi che ci colpivano le scarpe rischiando di farci perdere l’equilibrio. Poi, è toccato alla moto. Con l’aiuto di quattro persone, l’abbiamo spinta centimetro dopo centimetro attraverso la forte corrente. Dovevamo tenerla saldamente da ogni lato per evitare che le ruote scivolassero e seguissero la corrente. A un certo punto ci siamo arenati: abbiamo incontrato una piccola zona rocciosa che declinava verso il fiume. Quello era l’unico passaggio sicuro, ma a seconda del flusso dell’acqua, il livello saliva in pochi secondi da cinquanta centimetri a oltre un metro. Pian piano ci siamo sincronizzati perfettamente con la corrente e, alla fine, siamo riusciti a spingere la moto al di là del fiume. Un’avventura spaventosa ma conclusasi con successo! E, come succede sempre da queste parti, abbiamo festeggiato la vittoria con un sorso di vodka!

Giorno 2

La strada inizia a darmi del filo da torcere, i fiumi diventano più profondi e impetuosi e le viste sempre più spettacolari. È davvero una valle eccezionale, piena di avventure! Fortunatamente tutte le mie borse morbide e top roll GIVI non si sono bagnate durante i molteplici attraversamenti di fiumi profondi e tutt’altro che placidi!

Durante il secondo giorno ho incontrato altri due motociclisti:
Roberto, originario del Texas, con la sua KTM 1290 nuova fiammante (mai guidata fuori strada in America), che ha spedito la sua moto in Asia centrale e poi è venuto qui direttamente, proprio per percorrere la valle di Bartang… (che coraggio!) e Frederick, un tedesco di 73 anni in sella a una Beta, entrambi in condizioni non proprio ottimali: la moto con una sospensione rotta e lui che, oltre ai problemi di aritmia cardiaca, ha deciso di affrontare la valle di Bartang con due pezzi di pane e una scatola di pesce. L’avventura è assicurata!

Stavano già percorrendo la valle da tre giorni, a un ritmo lento ma costante. Mi sono unito a loro con piacere, formando così un affiatato trio di moschettieri.

Giorno 3

Ragazzi, questa valle è una sorpresa continua, me ne sono perdutamente innamorato! Viste mozzafiato, villaggi sperduti con gli abitanti più amichevoli e ospitali che abbia mai conosciuto e un’ottima compagnia di viaggio.

Stavamo salendo verso il punto più alto della valle di Bartang, un impervio passo di montagna situato a 4000 m di altitudine, preceduto da sentieri di ghiaia, ripide scarpate e panorami straordinari, quando improvvisamente il sottotelaio di Frederick si è rotto e siamo rimasti bloccati nel bel mezzo del nulla, in pieno giorno, con temperature elevate e nessun riparo dal sole. Abbiamo smontato la moto e ci siamo accorti che un bullone era rotto. Ci ha riferito di averlo già cambiato in India ma ovviamente si era rotto di nuovo… Si dice “acciaio di qualità indiana”, vero?
Per fortuna siamo riusciti ad aggiustarlo con fili di acciaio, fascette e un pezzo di corda. Ed eccoci pronti a ripartire!

La mia fidata Belle aveva qualche problema con l’altitudine ma finalmente siamo arrivati all’altopiano dove abbiamo allestito con sollievo il campo. Trovandoci appunto su un altopiano, il terreno era molto cedevole e coperto di ghiaia fine, praticamente un ENORME parco giochi per driftare, derapare e divertirsi come un bambino con un nuovo giocattolo.

Giorno 4

Abbiamo dormito a 4000 m di altitudine e al mattino Frederick non si sentiva molto bene… Gli mancava il fiato, aveva il battito accelerato e la nausea. Ha iniziato a sistemare le sue cose per ripartire ma doveva continuamente sedersi a riposare, allora gli abbiamo suggerito di sdraiarsi per un po’ perché il suo aspetto era davvero pessimo. Dopo tutto, ha 73 anni, problemi di cuore e stavamo viaggiando da tre giorni su terreni impegnativi.

Dopo un po’ di riposo, gli abbiamo misurato la frequenza cardiaca: 60 battiti al minuto per alcuni secondi, che poi salivano a 120 per alcuni secondi. Questo combinato al mal di montagna, alla mancanza di fiato e alla calura eccessiva… “NO, non va bene per niente!” Cosa potevamo fare?
Tornare indietro non era possibile perché non avevamo abbastanza cibo e carburante. Proseguire era l’unica opzione ma anche la più rischiosa, perché dovevamo salire di altri 300 m, perciò in caso di mal di montagna avremmo avuto un altro problema…

Fortunatamente, siamo arrivati sani e salvi alla fine della valle di Bartang e abbiamo conosciuto gli olandesi Danielle e Klaas (rispettivamente a sinistra e a destra).
Ci siamo fatti un selfie nel punto più alto della Pamir Highway (passo Ak-Baital a 4655 m) e poi abbiamo iniziato la discesa verso il lago Karakul.
Ci siamo accampati, abbiamo bevuto una birra fredda (e poi un’altra…), abbiamo mangiato qualcosa e grazie al cielo tutto era a posto la mattina successiva. Dopo tutto, nessuno era morto…

Frederick stava meglio dopo il viaggio e adesso sembra rinato dopo una bella notte di sonno ristoratore! Era in fibrillazione atriale, una condizione apparentemente non fatale… ma credo che debba farsi visitare prima o poi, o perlomeno non lanciarsi più in imprese epiche come questa con dei perfetti sconosciuti come noi.

Questa è quella che si dice un’avventura!

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