Pakistan
La vera sfida è resistere al gran caldo.
La strada è abbastanza buona, con qualche buca in alcuni tratti e banchi di sabbia portati dal deserto. La vera sfida è resistere al gran caldo.
Bam / Taftan (Pakistan)
450 km - Totale km percorsi: 6.480
Levataccia e moto accese alle 6:00. 35° C alla partenza e 40° alle 9:00 che pian piano si stabilizzano. La tecnica di bagnare la maglietta durante le soste funziona egregiamente e la buona velocità sulle strade iraniane mitiga il caldo.
Avvicinandosi alla frontiera con il Pakistan i controlli si polizia s’intensificano, ma sono comunque veloci e il personale sempre gentile.
Alle 11:00 ci presentiamo in frontiera. Nessun traccia di auto. Solo pochi camion. Incredibile! In poco più di un’ora siamo in Pakistan… senza però riuscire a farci timbrare il Carnet di passage. Nell’attesa del timbro veniamo scortati in una caserma dei Levies, la forza paramilitare del distretto, dove un funzionario ci spiega che dobbiamo attendere fino alla 18:00. Nessuna possibilità di ripartire oggi insomma. Lo sapevamo. Purtroppo la zona è ritenuta un po’ a rischio e non è possibile andare in giro; siamo costretti a trascorre la notte qui. Chiamare questo posto una caserma è fuorviante. È una costruzione a ferro di cavallo in stato di semi-abbandono; nel cortile centrale vediamo alcune auto mezze sfasciate.
All’ora prestabilita ci riaccompagnano in dogana dove otteniamo il sospirato timbro. La notte che ci attende sarà molto lunga.
Taftan / Danbaldin
294 km - Totale km percorsi: 6.774
La peggiore notte del nostro viaggio. Confinati nella caserma “sgarruppata” dei Levies, accampati in una stanza con 40° all’ombra, abbiamo tentato di dormire. Impossibile. Non vediamo l’ora di lasciare Taftan, posto molto inospitale.
Alle 7:30 si presenta la nostra scorta. Due persone in divisa nera dei Levies a bordo di un pick-up e armati di Kalashnikov. Partiamo con loro per Quetta, distante 600 km… e ben presto capiamo che oggi non arriveremo a destinazione. La nostra scorta non supera mai gli 80 km/h e ogni mezz’ora si ferma per il cambio.
Nei numerosi posti di blocco lungo la strada veniamo ogni volta registrati su libroni compilati a mano. Ne contiamo otto in 300 km. La nostra media oraria ne risente pesantemente. La strada è abbastanza buona, con qualche buca in alcuni tratti e banchi di sabbia portati dal deserto. La vera sfida è resistere al gran caldo. Per la prima volta sui termometri delle moto compare il valore di 50°C, che associati al vento trasversale ci “azzoppano letteralmente”.
Anche domani, secondo giorno con la scorta, non sarà una passeggiata.
Danbaldin / Quetta
340 km - Totale km percorsi: 7.114
Verso le 8:00 ripartiamo nuovamente per Quetta. Fa meno caldo e riusciamo a viaggiare più veloci. Dopo i primi 100 km di strada, con fondo stradale dissestato e l’aggiunta di dune e sassi, la situazione finalmente migliora.
Incontriamo villaggi con case fatte d’argilla e più traffico sulle strade. La guida richiede la massima concentrazione: in Pakistan si viaggia dalla parte sbagliata, a sinistra.
Verso le 16:00 siamo alle porte di Quetta; per raggiungere l’albergo ne attraversiamo il centro: non è facile descrivere quanto succede intorno a noi. Un marasma unico di persone, motorini, auto, carretti e animali che si muovono in tutte le direzioni. Vale sempre la legge del più forte e, grazie alla presenza della scorta, siamo avvantaggiati. Grande il respiro di sollievo all’arrivo in albergo ma subito dopo il check-in riceviamo una brutta notizia: per uscire dal Baluchistan è necessario un documento che si chiama NOC… non richiedibile all’ufficio competente nei prossimi tre giorni causa Ramadan. A questo stop forzato si aggiunge, per motivi di sicurezza, l’impossibilità di uscire dall’albergo. Riposare un po’ non ci farà male, ma siamo costretti a rivedere il programma del nostro viaggio. Speriamo soltanto di avere altri intoppi e di arrivare presto a Sukkur, città di confine, superata la quale torneremo liberi di muoverci.
Quetta / Sukkur
390 km - Totale km percorsi: 7.394
attinata estenuante in attesa di avere il “desiderato NOC”. Verso le nove veniamo prelevati in albergo da una scorta in motorino che ci fa salire su di un Ape taxi, detto Tuc Tuc; L’ufficio competente si trova all’interno di un gruppo di edifici super protetti ma in condizioni decisamente fatiscenti. A mezzogiorno abbiamo il certificato firmato. Rientrati in albergo, sempre seguiti della scorta, siamo pronti a rimetterci in sella, direzione sud, lasciando alle spalle il caos polveroso di Quetta.
Superiamo un passo tra montagne aspre, torniamo in pianura seguendo per un lungo tratto il letto di un fiume con un po’ d’acqua limacciosa dove però frotte di bambini fanno il bagno.
Anche oggi la scorta è stata un bel peso. In 9 ore di guida abbiamo percorso 390 km con una media di 43 km/ora. Gli innumerevoli check point, la registrazione di documenti e le pause ci hanno rallentato non poco. Arriviamo a Sukkur, nel Sindh, verso le 22. Solito caos, al quale si aggiunge la sirena spiegata della polizia che ci scorta che però ci permette di raggiungere rapidamente l’albergo. Domani saremo finalmente liberi dai nostri angeli custodi che per ben 6 giorni sono stati la nostra ombra. Viaggeremo decisamente meglio. L’India si avvicina.
Sukkur / Multan
490 km - Totale km percorsi: 7.884
Abbiamo cantato vittoria troppo presto. Mentre ci stavamo preparando a partire è ricomparso il pick-up della polizia che molto gentilmente ci ha informato che anche oggi saremmo stati scortati. Per fortuna in questa regione, il Sindh e in quella successiva, il Punjab, la polizia è attrezzata meglio. Il tutto si è tradotto in efficienza, buona velocità media e pochi cambi. Partiti da Sukkur attraversiamo una serie di sbarramenti sul fiume Indo; la strada è a 4 corsie con fondo a tratti irregolare. Il traffico è formato da veicoli di ogni tipologia ai quali si aggiungono carretti coloratissimi tirati da asini e cammelli. Vediamo motorini di produzione cinese che trasportano fino a 5 persone. Le auto ci passano a pochi centimetri, indifferentemente a destra e a sinistra, suonando e sfanalando. Non è mai una guida rilassata, ma dopo un po’ ci si adegua. Per fortuna, ad un certo punto il paesaggio cambia. La campagna è molto più verde, spuntano coltivazioni di mais e riso e molti animali, tra cui mandrie di bufale che prendono il fresco nell’acqua.
Sono le 18:00 quando entriamo a Multan, città di circa 2 milioni di persone. Solito traffico caotico e solita sirena accesa che ci apre la strada fino all’albergo. Qui ci confermano che anche anche il giorno dopo saremo scortati. Sigh! Cercheremo di raggiungere Armistar in India… ma la frontiera chiude alle 17.00. Ce la faremo?