07/03/2016
Caratteristiche del 60° Elefantentreffen sono state la temperatura elevata, poca neve e tantissimo fango. Parto mercoledì 27 gennaio assieme ad altri due vespisti, Rudi e Luigi, alle 6 del mattino sfruttando al massimo le ore di luce perché di sera le strade possono ghiacciare e guidare con il buio diventa rischioso.
Dopo un breve tratto in autostrada prendiamo la strada statale fino al confine austriaco, e poi nuovamente in autostrada superati i Tauri proseguiamo fino a Salisburgo e al confine tedesco facendo sosta a Passau, la bella città dei tre fiumi.
Alle 8 del mattino di giovedì lasciamo Passau e arriviamo all’entrata del raduno, che dista una quarantina di chilometri, alle 10. C’è fango dappertutto sia per lo scioglimento della neve che per il continuo viavai delle moto. Usando la neve “vecchia” per tappare i buchi del terreno riusciamo a creare le piazzole per le tende dopo aver creato uno spesso strato con la paglia, unico vero isolante.
Sistemata la tenda è il turno dei bagagli che tolgo dalla Vespa poi, finalmente si accende un fuoco e si prepara il caffè. Per alcune ore si lavora alla preparazione del campo: sistemare balle di fieno attorno al fuoco che fungano da sedili, creare una zona per le provviste, pentole e griglie. Intanto inizia il pellegrinaggio di chi viene a salutarci ma, terminato di sistemare le cose, è il nostro turno di girare per la valle in cerca degli amici presenti al raduno.
Il punto di partenza del nostro vagabondare è la parte più bassa della valle, “la fossa” chiamata dai locali Hexenkessel o “calderone della strega” dove stanno alcuni venditori ambulanti e un camion attrezzato a tavola calda. Qui vendono i gadget in ricordo del raduno, difficile non comprare qualcosa anche se i prezzi sono esorbitanti.
La vita del raduno è fatta di incontri, nuove conoscenze, curiosità e assaggi visto che il pentolino che ognuno porta con sé viene riempito con birra, minestra o quant’altro la cucina dell’amico sta preparando. Si passa il tempo ad ammirare le moto posteggiate che presentano spesso delle caratteristiche modifiche sia meccaniche che estetiche, a volte assurde, altre geniali al punto che diventano argomento d’interminabili discussioni attorno al fuoco.
Venerdì il gruppo si completa: in tutto siamo quattro italiani, quattro croati, e due sloveni a cui si sono aggregati quattro ragazzi provenienti da Palermo. Poi smontato il campo sabato mattina, il gruppo torna in Italia mentre io allungo la strada del ritorno con un viaggio in solitaria che attraversa Repubblica Ceca, Boemia e Austria. Il 1° febbraio alle 7 di sera posteggio la Vespa in box.
Ho impiegato quasi 12 ore per percorrere poco più di 500 km, non è certo un primato, ma non posso lamentarmi. Alla fine mi è sembrato un buon Elefantentreffen, è vero che mi è mancato il ghiaccio, le mani allungate verso il fuoco per cercare un po’ di calore e la sensazione di piacere che può darti bere un vin brulé in mezzo alla neve… ma non si può avere tutto, qualche volta bisogna sapersi accontentare!
Mario Pecorari di “Mario & Sandra in viaggio”, autore del libro “Vespeggiando in Sudamerica”