Paolo De Dea, classe 1960, è un globe trotter di quelli veri. Su due ruote macina una media di 70 mila km annui.
Il suo ultimo viaggio l’ha portato ad affrontare un raid in Islanda, che ha messo a dura prova il suo fisico e le potenzialità della sua BMW. Ora è pronto ad abbracciare tutto il mondo: a breve partirà per un tour mondiale! Tutti i dettagli in questa intervista esclusiva.
Ciao Paolo, a inizio maggio affronterai il giro del mondo in solitaria. Quanto starai via da casa e quanto tempo ha impegnato la sua preparazione?
Il tempo previsto è di 8 mesi, calcolando che dovrò percorrere circa 60.000 km e che, per tratte aeree nelle traversate oceaniche, giorni di stop per visite di siti interessanti, imprevisti e altro perderò circa 50 giorni… dovrò coprire il percorso stradale in poco meno di 200 giorni. Una media giornaliera di 300 km, facile da mantenere in certi Paesi, difficile in altri.
Il progetto “GIRO DEL MONDO” è nato 5 anni fa a seguito di cambiamenti importanti della mia vita; per motivi di lavoro e impegni vari ho dovuto rimandarlo. Ora sono pronto.
Per una impresa come la tua serve il “physique du role”. Ti sei preparato anche dal punto di vista fisico? Non sei giovanissimo…
Quest’anno a ottobre compirò 58 anni e festeggerò il mio compleanno in viaggio. Sto seguendo una dieta per perdere il peso in eccesso, faccio un po’ di esercizi in palestra e cammino quotidianamente per almeno un’ora. Tutto questo mi permette di mantenere resistenza e tonicità nella muscolatura…. mi mancano purtroppo i 20 anni!
I dolorini si faranno sentire. La dotazione di medicinali che porterai con te che cosa comprende? A grandi linee naturalmente.
A parte quelli specifici (soffro di ipertensione) ho preso in considerazione di portare con me poche cose: un antinfiammatorio e un antibiotico a largo spettro, delle pastiglie per il mal di mare visto che farò delle traversate in alcuni punti del globo utilizzando traghetti, oltre naturalmente a un kit ben fornito di pronto soccorso (garze, bende, cerotti, disinfettante, forbici e pomata per ematomi e strappi muscolari): ho messo in conto delle cadute e perciò graffi, piccoli tagli ed ematomi potrebbero far parte del viaggio.
Sei stato l’ospite d’onore, insieme alla tua moto, nello spazio GIVI EXPLORER dello stand GIVI al Motor Bike Expo.
La mappa gigante a supporto del tuo viaggio indicava la partenza dall’Italia, l’attraversamento del Medio Oriente e del Sud Est asiatico per poi toccare l’Australia; da lì trasferimento nel Nordamerica e poi giù a sud fino alla Terra del Fuoco per poi rientrare in Europa dal Brasile.
La scelta del tragitto da cosa è dettata? C’erano alternative? L’Africa è spesso fuori dai giochi: c’è un motivo?
Quando progetti un viaggio di così lunga durata è necessario tener presenti diversi fattori: meteo, tempo necessario all’ottenimento di visti e documenti nonché la loro durata e scadenza, infine la possibilità di avere punti di logistica a cui potersi appoggiare in caso di necessità o anche solamente per le normali operazioni di manutenzione e controllo del mezzo durante il viaggio stesso.
Dopo aver capito che c’erano delle date da concordare e rispettare per gli ingressi in Pakistan, Myanmar e Thailandia, la decisione più logica e stata quella di pianificare la direzione del “sole nascente”, per poter fare una previsione di ingresso nei Paesi citati nell’arco temporale di un paio di mesi.
Alternative al percorso da me scelto ce n’erano e la più interessante appariva l’attraversamento di Azerbaigian, Turkmenistan, Mongolia, Siberia e nave-traghetto per il Giappone…..Questa parte del mondo diventerà una meta futura.
L’Africa, invece, oltre che per l’instabilità politica di gran parte dei Paesi, la pericolosità sociale e, molto spesso, la burocrazia per permessi di attraversamento, l’ho scartata perché dopo essere stato in Islanda questa estate e averla percorsa tutta al suo interno, mi sono reso conto che la moto che uso per il mio viaggio non è adatta a fare percorsi sabbiosi importanti, a causa del peso notevole. L’Africa comunque non scappa. La percorrerò con una moto più adatta nei prossimi anni.
Quando hai capito di essere pronto a fare “il grande salto”?
Credo che non sarò mai pronto, perché ogni giorno è un’alternanza di entusiasmo e di dubbi e paure; ma sono sicuro che quando salirò in sella il giorno previsto per l’inizio di questa avventura tutte le paure e i dubbi svaniranno come per incanto e gli imprevisti o i problemi che dovessero sorgere durante il viaggio li affronterò come meglio potrò ma con la determinazione e la volontà che mi stanno accompagnando nella programmazione del mio sogno.
Vorremmo sfruttare il lavoro di preparazione che hai fatto per spiegare agli appassionati che seguono il nostro portale...
Come si raccoglie la documentazione necessaria, come si prepara la moto, come si sceglie l’allestimento e il bagaglio e come si calcola il budget necessario. Quindi l’aspetto tecnico/burocratico, quello pratico e quello legato ai costi.
Partiamo da questi ultimi. Pesano di più i trasferimenti da un Continente all’altro oppure i costi giornalieri?
Sono partito proprio dai costi per capire come e con quali risorse avrei dovuto affrontare questo viaggio.
La prima cosa da fare, dopo aver steso un tracciato di massima, è calcolare i km da percorrere e di conseguenza il tempo necessario per portare a termine l’avventura. Nel mio caso 60.000 km da fare in 8 mesi per i motivi che ho spiegato. Il soggiorno permette di scegliere (hotel di lusso, tenda, B&B, ecc) in base alle proprie esigenze e abitudini e predisporre così un budget quotidiano, mettendo su carta i gruppi di spese da sostenere: alloggio, vitto, benzina, manutenzione meccanica, visti e burocrazia e trasferimenti transoceanici.
Nella maggior parte dei Paesi che andrò ad attraversare il costo della vita è molto ridotto e si può alloggiare e mangiare con una spesa contenuta intorno ai 20 dollari al giorno, in altri ci vorrà qualcosa in più… Lo stesso ragionamento vale per la benzina che si attesta su una media di 0,70 dollari al litro.
I cambi di Continente tramite aereo incidono per circa un terzo del costo complessivo visto che ci sono tre attraversate oceaniche da effettuare. Infine la burocrazia: permessi, assicurazione sanitaria e fideiussioni costano insieme non meno di 2.000 dollari. Se la moto è nuova, come la mia, ha un valore alto da coprire con la fidejussione per il carnet de passage.
Ho avuto la fortuna di trovare aziende interessate al mio viaggio, come GIVI, che mi hanno permesso di abbattere parte dei costi. E qui mi ricollego alla preparazione della moto e all’allestimento degli accessori, da scegliere in funzione della loro praticità, capienza, affidabilità.
In questo tipo di avventure la moto ha un ruolo di primissimo piano. La si deve preparare al meglio, tenendo presente che si dovranno affrontare lunghe percorrenze senza nessun tipo di appoggio o assistenza tecnica. Consiglio assolutamente la messa a punto del motore e della ciclistica, la sostituzione di parti usurate, cambio liquidi e filtri (che si possano lavare), accorgimenti all’impianto elettrico che consentano di non rimanere in panne e senza elettricità.
In fiera molti mi hanno chiesto perché valigie rigide e non morbide, perché GIVI e non altre marche. Rigide per protezione da polvere acqua, furti… e per poterle staccare e usare come sedia o tavolino se vuoi mangiare. E poi ti proteggono in caso di caduta.
Perché GIVI? Innanzitutto perché sono le più capienti del mercato, poi perché le avevo già usate e si sono rivelate di una robustezza al di sopra della media.
L’allestimento l’abbiamo seguito da vicino.
Soddisfa le tue esigenze? Oltre al tris di valigie in alluminio quali altri accessori hai scelto? C’è un prodotto che ritieni utile e che nemmeno GIVI ha in catalogo? Un suggerimento insomma.
Ho montato una coppia di faretti supplementari, le protezioni per i piedi, il porta cellulare, la barra porta accessori al manubrio, il tool box porta attrezzi, due sacchi a rullo impermeabili oltre a un borsone e alla borsa da serbatoio. Qui faccio i complimenti alla GIVI: l’idea di dotarla di serratura per bloccarla al serbatoio è fantastica. Infine il kit di porte usb per le ricariche.
Suggerimenti a GIVI? Potrebbe pensare di mettere in produzione qualche accessorio “estremo” tipo alcune protezioni della parte sottostante al telaio a tutela del sensore cavalletto o la sonda lambda… di contro ho montato il paracoppa del marchio che è molto più protettivo di quello di serie.
La tua moto, allestita da grandi viaggi, sembra un’astronave su due ruote.
E’ una BMW GS 1200 lc adv del 2017 sulla quale affidabilità non si discute. Sei un appassionato del marchio tedesco?
Si, ho avuto negli ultimi anni diverse BMW ed ho apprezzato la grande versatilità, la maneggevolezza e l’affidabilità di queste moto.
Si riesce ancora a mettere le mani su “queste moto” oppure l’elettronica (che a volte potrebbe tradire) non lascia spazio agli interventi?
Diciamo che la troppa elettronica è un po’ un’arma a doppio taglio: se si rompe qualche centralina l’unica cosa da fare è cambiarla. Sostituirla è facile ma bisogna avere il pezzo di ricambio e in un giro come quello che andrò a fare l’unica possibilità è farselo arrivare tramite spedizioniere… d’altro canto è anche vero che l’elettronica ha un’affidabilità superiore alle parti meccaniche e con un dispositivo diagnostico che si può acquistare su internet a 20 euro si riesce a capire subito quale può essere il problema.
Puoi entrare maggiormente nel dettaglio sui controlli tecnici e sulle modifiche alla dotazione di serie della moto?
Certo. La prima cosa che ho cambiato è il filtro dell’aria, con uno speciale della Guglatech, che oltre a essere lavabile regala un 20% in più di aria di aspirazione. Ho poi cambiato la batteria, con altra più capiente, per supportare tutte le utenze elettriche aggiuntive che ho inserito. Ho scelto un olio più denso per gli ammortizzatori a causa del peso che mi porterò appresso e del clima molto caldo di certe aree. Le gomme scelte rappresentano un compromesso fra tassellato puro e stradale: le ATLAS Capra R (mi arriveranno a fine febbraio); i test mostrano grande durata e prestazione.
Il territorio che darà maggior filo da torcere alla GS?
Visto che il tallone d’Achille è il peso , tutti i tratti sabbiosi saranno una pena..….in ogni caso il territorio ciclisticamente più difficile, ma anche il più affascinante, credo sia il Sudamerica.
Quali attrezzi e ricambi hai deciso di portare con te?
Sicuramente un kit per forature, visti i territori che andrò ad attraversare, poi una serie di chiavi torx per montare e smontare le varie carenature, cambiare i filtri e raggiungere la batteria; chiavi per le candele, una per il filtro olio e poi pinze, filo di ferro, nastro americano, fascette di plastica, candele e filtro di scorta, olio (quello giusto è difficile da trovare). Ho lasciato in coda il ricambio più voluminoso: 2 pneumatici… perché viaggiando con i tubeless, facili da riparare in caso di foratura, se la gomma si taglia o subisce un grosso danno l’unica cosa da fare è cambiarla e in certi Paesi è quasi impossibile trovare le misure adatte alla mia moto.
E la parte del mondo più complessa dal punto di vista burocratico?
La parte più burocratizzata è sicuramente legata alla prima del viaggio, fino a Giakarta. I territori che hanno dei paletti in più sono in particolare il Pakistan, il Myanmar, la Thailandia, la Malesia e l’Indonesia.
Come resterai collegato al resto del mondo?
Beh, innanzitutto realizzerò i miei report e i miei file multimediali e li inserirò nel sito GIVI EXPLORER, oltre che nella mia pagina fb e sul mio sit … WI-FI permettendo; inoltre sto valutando la fattibilità di fare qualche collegamento dal vivo tramite una radio importante nazionale. Se andrà in porto potrete non solo leggermi ma sentire il rumore del motore e del vento per farvi immergere a 360° nella mia avventura.
Un grandissimo in bocca al lupo.
Ti seguiremo da vicino!